Domenica 5 agosto alle ore 21.00 si inaugura la terza mostra fotografica a degli Villa Degli Angeli di Santa Maria al Bagno “Am I Good Enough?” è un lavoro imperdibile a cura di Tommaso Lavegas.

Am I Good Enough? Sono Abbastanza Buono?
Il Cibo non è più solo alimento: è ormai soprattutto ossessione. E’ costantemente presente nei nostri pensieri, nei programmi televisivi, nelle riviste. Non smette di occupare la nostra mente nemmeno quando è sulla tavola e contemporaneamente nelle nostre conversazioni. Si è insinuato nel linguaggio di tutti i giorni e nelle metafore dell’altro assillo contemporaneo: il Corpo. Rimandi e riferimenti, sottili analogie sono al centro di questo progetto che esplora le relazioni lessicali fra due categorie che fino a pochi decenni fa erano considerate sacre e che oggi sono invece oggetto di mercificazione di massa”.
(Tommaso Lavegas)

Mangiare con gli Occhi
Siamo quel che mangiamo”, viene detto e ripetuto da nutrizionisti e sociologi. Lo siamo fisicamente, lo siamo mentalmente. E già viene sancita l’identità, la coincidenza, la sovrapposizione tra cibo e personalità. Possiamo dunque, in qualche modo, finire per assomigliare a una bistecca. Ovviamente tutto questo attiene alla società dei consumi, che l’abbondanza a tavola non la relega a Natale e feste comandate, e che del cibo non fa sussistenza ma edonismo. “I piaceri della carne”, giocando con le parole.
Moda, status symbol, ossessione talvolta, fenomeno culturale. Ma la cultura – per restare in tema – non è “cibo per la mente”? E il cerchio si chiude.
In equilibrio sapiente su tutto ciò si muove il lavoro di Tommaso Lavegas, equilibrio giocato abilmente tra raffinatezza e ironia.
Questo suo progetto personale, non facile e coraggioso, mostra un autore consapevole dei propri mezzi e orientato alla ricerca che intreccia il sé con una visione esteticamente e compositivamente intrigante. Forme della natura gemelle e contrapposte, quasi un “animismo fotografico” che riconosce le assonanze visive e le celebra. Un rigore formale portato alle estreme conseguenze, che mostra senza reticenze l’intreccio atavico tra cibo e sesso, tra lussuria e morte.
Questa “tragica consapevolezza” di come il cibo riempie non solo la nostra pancia, ma anche e soprattutto i nostri vuoti emotivi, può forse aiutarci a non essere tanto quel mangiamo ma piuttosto a mangiare quel che siamo.
E anche noi, che ci nutriamo di fotografia, cerchiamo similmente di fotografare davvero quel che siamo”.
(Leonello Bertolucci, Docente di Istituto Italiano di Fotografia e Foto Scuola Lecce)