Il presidente nazionale della Fondazione Slow Food per la biodiversità Piero Sardo sarà in provincia di Taranto lunedì 18 dicembre, per un doppio appuntamento promosso da Slow Food Vigne e Ceramiche (Grottaglie), Slow Food Terre del Primitivo (Manduria) e Fondazione Slow Food per la biodiversità.
Alle ore 18, nel convento dei Cappuccini, a Grottaglie, si svolgerà un convegno nel quale sarà relatore lo stesso Sardo. Successivamente, alle ore 20, presenterà, nel Villaggio San Giovanni, a San Giorgio Jonico, il suo libro “Formaggi naturali – viaggio alla scoperta dei Migliori d’Italia”. Nel corso della serata, sarà possibile degustare alcuni prodotti del territorio.
Chi è Piero Sardo
Tra i fondatori di Slow Food e membro del primo direttivo nazionale Radio Libere, è giornalista e si occupa, tra le altre cose, di enogastronomia. Curatore di diversi volumi su formaggi e prodotti tipici (come “Il buon paese”, “Formaggi d’Europa “Formaggi d’Italia” e “Verso i cru del Roccaverano”), assaggiatore e redattore per la Guida Vini d’Italia dall’inizio sino a 5 anni or sono, la sua attività giornalistica, iniziata nei primi anni ’90 con la collaborazione alle Guide dell’Espresso e a l’Unità, è proseguita su numerose testate: redattore della rivista Slowfood, collabora regolarmente con diversi quotidiani e settimanali. È tra gli ideatori di alcuni dei più importanti progetti di Slow Food (Arca del Gusto, Presìdi, Mercati della Terra) ed è impegnato nelle varie campagne di Slow Food, in particolare quelle per la difesa dei formaggi a latte crudo, per una corretta etichettatura dei prodotti di qualità (etichetta narrante) e per il benessere animale. “Rispetto a vent’anni fa, quando i produttori di latte crudo erano un gruppo di carbonari, la situazione è sicuramente migliorata – spiega Piero Sardo – ma ci sono ancora molte difficoltà; il latte crudo è ancora considerato pericoloso, fa ancora paura. In Italia e Francia la situazione è buona, ma ci sono tanti Paesi in cui si deve lottare contro resistenze e nuove limitazioni. E’ il caso degli Stati Uniti, dove rischia di essere peggiorata o addirittura cancellata, la regola che ammette i formaggi a latte crudo purché abbiano oltre 60 giorni di stagionatura. Nei Paesi anglosassoni – prosegue Piero Sardo – c’è sempre da fare i conti con l’iperigienismo, peccato poi sia spesso da lì che arrivino le contaminazioni più importanti. I formaggi a latte crudo, se fatti bene, hanno gli anticorpi giusti, possono reggere alle contaminazioni, al contrario di cosa succede dove si crea un ambiente asettico”.