Il modello da seguire sarebbe stato quello statunitense: non solo gioco d’azzardo, ma grandi interpreti della musica italiana, spettacoli di ogni genere per gran parte dell’anno, un menù da ristorante stellato esaltando le eccellenze locali…
Perché meno di dieci anni fa, per l’ennesima volta, nei palazzi del potere a Roma si chiacchierò della possibilità di aprire nuove sale da gioco su tutto il territorio del Belpaese. Unica condizione, quella di ospitarle in alberghi di lusso. I cosiddetti cinque stelle. L’intento principale era quello di incrementare le entrate del settore turistico.
Mosse che avrebbero portato il numero di casinò da quattro (in rigoroso ordine d’apertura: Venezia, Sanremo, Campione d’Italia, Saint-Vincent) a oltre duecentotrenta, 14 dei quali nella sola Puglia. A tutto ciò si affiancarono un paio di proposte normative per la realizzazione di due distinte sale da gioco nel brindisino, una a Ostuni, la Città Bianca, l’altra a Fasano, al confine fra il Salento e la Terra di Bari.
Progetti, in qualche caso sogni, rimasti sulla carta e diventati argomento per racconti. Anche perché nel giro di una ventina di mesi, nel luglio del 2011, sarebbe scattato il semaforo verde per i casinò online come netbet.it. Ambienti virtuali che col trascorrere del tempo hanno saputo intercettare i favori del pubblico, tanto che stando all’Agimeg, l’Agenzia Giornalistica sul Mercato del Gioco, nei primi nove mesi di quest’anno hanno incassato oltre mezzo miliardo di euro. Mentre l’Osservatorio del Politecnico di Milano racconta di 2,2 milioni di italiani che almeno una volta nel corso del 2017 hanno piazzato una puntata in Rete.
Nondimeno gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio lasciano intravvedere un certo legame fra la Puglia e il gaming.
Nel corso del 2016, infatti, sono stati raccolti 1.300 euro per ogni giocatore maggiorenne. Un terzo, il 33,3%, è stato preda dei passatempi più tradizionali, poco più di un decimo, il 10,6%, ha preso la strada delle scommesse (sportive oppure ippiche), mentre più della metà, il 56,1%, ha strizzato l’occhio ai cosiddetti new games, voce che comprende diverse tipologie di svago (dalle slot machine online ai giochi di carte nella formula cash). Soprattutto, una volta ridistribuite sul territorio le vincite, il livello di spesa per ogni utente adulto è stato pari a 322 euro annui. Due valori comunque sotto la media riscontrata in ambito nazionale, dove la raccolta s’è attestata sui 1.475 euro mentre la spesa ha toccato quota 355 euro. Tuttavia balza subito agli occhi un altro dato, quello che fa riferimento alla predilezione per il gioco d’azzardo, determinato con la raccolta in percentuale al reddito disponibile. In Puglia è dell’8,3%. Solo due altre regioni hanno cifre maggiori (la Campania con 10,2% e l’Abruzzo con 9,7%) mentre il dato medio nazionale è del 7,2%.