Erano gli anni 90 e, per la prima volta, delle adolescenti ballavano, cantavano e si esibivano in tv in un programma tutto loro. Un programma che registrò un favoloso successo. A distanza di quasi trent’anni il format viene ripreso da altre mani e riprogrammato in un’altra tv.

Lo spirito è sempre lo stesso: ironia, talento e voglia di divertirsi. I protagonisti? Delle giovani dinamiche intraprendenti con un’età compresa tra i 13 e i 24 anni. Non si chiamerà più “Non è la Rai” ma “Generazione Up” e sarà il primo varierà del sud Italia. “Abbiamo pensato che sarebbe stato carino riproporre uno show che diversi anni fa, ha rappresentato una rivoluzione nel mondo televisivo – spiega Giuseppe Stigliano, direttore artistico insieme a Giovanni Stellato, del programma -. Ma ci saranno ovviamente delle novità: prima tra tutte la location. Sia i casting, sia la registrazione delle puntate avverrà nella piazza del Centro commerciale Mongolfiera di Taranto. Questo per rendere il nostro programma ancora più vicino alle persone, meno freddo e costruito. Poi ovviamente sarà adeguato ai nostri tempi: in 30 anni sono cambiate molte cose e quindi, oltre alla danza e al canto, ai giochi e alle rappresentazioni, ci sarà lo spazio dedicato ai social e ai tutorial. Sarà quindi un programma davvero per tutti. Inoltre la trasmissione andrà in onda anche su Multiradio Massafra che collabora per la realizzazione del varietà, con la direzione della Mongolfiera”.
Intanto venerdì 18 iniziano i casting: dalle 16 alle 19.30 le ragazze dai 13 ai 24 anni interessate potranno ritrovarsi alla Mongolfiera per sostenere le prime selezioni.  Circa 100 le ragazze che diventeranno le protagoniste di “Generazione Up” che vedrà la puntata zero a fine febbraio. I prossimi casting sabato 25 gennaio.

“Per noi questa rappresenta una nuova sfida – commenta Stefano D’Errico, direttore Mongolfiera-. È la prima volta che ospitiamo uno show, ma siamo convinti che possa essere un’idea vincente perché è la tv che va dalla gente, lasciando i tradizionali palchi e coinvolgendo le persone direttamente. Crediamo ancora una volta che il centro commerciale possa essere un luogo vivo non solo per lo shopping”.