Nella mostra “Facies Passionis” che verrà inaugurata il 1 febbraio prossimo nella chiesa del Carmine di Taranto ci sono molte motivazioni. Anzitutto, la riaffermazione della pietà popolare come pratica devozionale delle nostre comunità.
Le processioni, le statue, i simboli, non solo come manifestazione pubblica di fede, ma come testimonianza di una storia, di un vissuto, di una cultura che ancora oggi, a distanza di tanti anni, sono in grado di parlare al cuore e all’anima di tante persone e probabilmente anche in grado di suscitare emozioni e senso di appartenenza anche a chi non è cattolico praticante. Rispetto a tanti momenti sacri, così diffusi nelle nostre città e nei nostri paesi, la Settimana Santa, per l’atmosfera che la caratterizza, per la partecipazione che raccoglie, per la continuità generazionale che la contraddistingue, è, possiamo dirlo, l’evento principe. Quello che più catalizza attenzione e interesse. Non a caso, quindi, “Facies Passionis” ha puntato in questa direzione con un obiettivo molto chiaro: portare a Taranto, al Carmine, alcune delle statue più belle della Settimana Santa pugliese. E sì, perchè noi, concentrati sui Riti tarantini del Giovedì e Venerdì Santo, spesso dimentichiamo, oppure non conosciamo, che ci sono altri Riti, altri momenti, altri avvenimenti, il cui fulcro è appunto rappresentato dalla Passione di Nostro Signore. E allora portare a Taranto alcune di queste statue, significa offrire ai visitatori un racconto, certo non esaustivo ma comunque importante, di cosa è la Settimana Santa nella nostra Puglia.
Far “toccare” con gli sguardi le sacre immagini. Dare al racconto della Fede una dimensione di coralità ed una visione più articolata e complessiva. Provare a costruire un percorso che attraversa storie diverse sì, ma anche comunità e tradizioni diverse. Mostrare come in una serie di centri si vive la Settimana Santa. È chiaro, per motivi di allestimento, che non potevamo portare le intere processioni e così abbiamo focalizzato l’attenzione su quelle statue che abbiamo ritenuto più rappresentative. Più indicative della pratica devozionale della comunità prescelta. Ringraziamo quanti – priori, amministratori delle confraternite, loro rappresentanti, vescovi e sacerdoti – hanno accettato l’invito del Carmine per questa prima edizione di “Facies Passionis”. Grazie per l’aver creduto in un progetto che intende dare, in una prospettiva di continuità, ulteriore valenza culturale e artistica a momenti religiosi così sentiti da tutti noi. Siamo convinti che le confraternite qui invitate siano attente custodi di quanto è nelle loro mani. E proteggono e valorizzano l’importante patrimonio loro affidato. Apprezziamo molto questo sforzo, come esprimono la vita confraternale nei rispettivi territori, come l’arricchiscono di contenuti e di sensibilità e il fatto che abbiano condiviso il desiderio di allestire la mostra dandoci un prezioso sostegno, senza il quale l’iniziativa non sarebbe stata possibile. Il nuovo cammino che parte con la mostra, rafforza i vincoli di unità tra le confraternite e l’appartenenza ad uno stesso servizio: comunicare la fede attraverso la ritualità. L’esposizione che vedrete è certo una testimonianza di fede che viene resa attraverso le processioni della Settimana Santa. È certo l’espressione di un qualcosa di profondo che esprimono le comunità interessate ma è anche un elogio e un riconoscimento alla capacità artistica e realizzativa di scultori e cartapestai che, tanti anni fa, hanno dato forma e immagine ai volti del Cristo, alla sua sofferenza sul Calvario, e all’infinito dolore di sua Madre, Maria. Se quei simboli, quelle statue, ancora oggi commuovono, parlano a tutti noi, ci raccontano attraverso i lineamenti dei volti, quanto lancinante sia stata la crocifissione di Nostro Signore, lo dobbiamo a chi, con maestria innegabile, ha saputo interpretare con efficacia i momenti del sacrificio di Gesù. Perchè allora a Taranto “Facies Passionis”? È indubbio che Taranto ha un ruolo di primo piano se si parla di Settimana Santa. E l’Arciconfraternita del Carmine ha secoli di storia che parlano. Si ricorderà, a tal proposito, che nel 2015 abbiamo ricordato, col ritorno dopo quasi 50 anni della processione dei Misteri nella Città vecchia di Taranto, i 250 anni della donazione delle statue di Gesù Morto e dell’Addolorata dalla nobile famiglia Calò al Carmine stesso. Questo ci inorgoglisce, ma ci carica anche di una responsabilità importante: saper preservare un patrimonio di fede ma saperlo anche trasmettere nei suoi valori forti. Fare in modo che ci sia continuità, che sempre più persone si avvicinino a questo patrimonio, lo apprezzino, lo rispettino, e valorizzare non le esteriorità ma i suoi contenuti profondi. Questo percorso, partendo dalla mostra, vogliamo condividerlo e farne priorità unitaria. Pensiamo che i valori della fede non debbano vivere in una specie di custodia, al riparo, ma vadano esternati. Esternarli non significa contaminarli con qualcosa che non appartiene a loro. Non significa snaturarli rispetto al loro tracciato. Significa invece proporre quei valori, quei significati, quelle testimonianze, in modi e forme nuove. Da tempo l’Arciconfraternita del Carmine ha scelto nel termine “Innovazione nella tradizione” il riferimento del suo agire. Non c’è contraddizione in questo. Non è un tentativo di conciliare cose antitetiche. È invece visione di futuro e sforzo di aprire ulteriori orizzonti ai nostri Riti. Ecco, allora, che in questo solco progettuale si inserisce “Facies Passionis”. Con l’ambizione di raccontare, sia pure per alcuni giorni, quel grande evento di fede che è la Settimana Santa e di farlo attraverso le confraternite di Puglia, le loro statue, i loro vissuti, i loro protagonisti. Un viaggio in un pezzo di storia della nostra regione con l’obiettivo di evidenziarla nei suoi aspetti e momenti salienti. Partiamo con la prima edizione e l’avvio di un’iniziativa è anche una sfida: ci si mette alla prova e si misura nel reale il proprio progetto. A tutto questo ci accostiamo con fiducia e con speranza. Fiducia circa la possibilità di essere riusciti a cogliere nel segno allestendo una mostra completamente nuova per Taranto ma anche per la Puglia; speranza circa la riuscita e la partecipazione che questa mostra avrà. Se, come ci auguriamo, il riscontro sarà positivo, vorremmo andare oltre: fare di “Facies Passionis” non solo il racconto della Puglia del Giovedì e Venerdì Santo, ma anche di altre comunità a noi vicine. Proprio in quell’ottica di condivisione. E in un grande ideale abbraccio che unisce Taranto ad altri territori. Le dieci statue presenti alla mostra Facies Passionis 1-Gesù Cristo nell’orto del Getsemani. Proprietà chiesa di San Bernardino. Ubicazione Museo diocesano di Molfetta (Bari), Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Anno di realizzazione 1890-1924, artista Giuseppe Manzo. La statua, fatta di cartapesta modellata e dipinta, ha uno stemma reale di Casa Savoia sulla base ed una targa, a sinistra sempre sulla base, con l’iscrizione: Reale Laboratorio statuario Giuseppe Manzo Lecce. 2-Gesù flagellato alla colonna. Proprietà arciconfraternita Maria Santissima del Rosario di San Severo (Foggia). Ubicazione chiesa della Santissima Trinità o dei Celestini di San Severo. La statua è in legno, l’ha realizzata l’artista Gregorio Palmieri nel 1790 ed è stata restaurata nel 1996. Esce nella processione del mattino del Venerdì Santo. Cinquanta i portatori, denominati i “pappalusci” (gli incappucciati) 3-Gesù incoronato di spine detto “Cristudde”. La statua è della venerabile confraternita del Carmine di Mottola (Taranto) che appartiene alla diocesi di Castellaneta (Taranto). Fatta in cartapesta, realizzata nel 1860 dall’artista leccese Antonio Maccagnani, la statua è stata sottoposta a restauro nel 1984. Esce con la processione dei Misteri la mattina presto del Sabato Santo ed è il terzo gruppo statuario di undici. Si regge sulla spalla di quattro portatori denominati “sdanghieri” 4-Ecce Homo. È la statua dell’arciconfraternita del Carmine di Taranto, che ha sede presso l’omonima chiesa. Arcidiocesi di Taranto. Realizzata in cartapesta dall’artista Giuseppe Manzo di Lecce nel 1901 e restaurata nel 1978. Fa parte della processione dei Misteri del Venerdì Santo. Otto portatori a spalla, tutti confratelli: quattro in abito di rito e altrettanti in abito nero 5-Cristo portacroce. Appartiene alla confraternita di San Leonardo Abate e San Sebastiano Martire di Manduria (Taranto), diocesi di Oria (Brindisi). La statua è attribuita allo scultore Manzo. Realizzata a fine ‘800 e restaurata nel 2013. Esce con la processione dei Misteri del Venerdì Santo, portatori quattro confratelli 6-Calvario. Il simulacro è composto da croce, raggiera, Gesù crocifisso, Maria Maddalena, due angeli e base. Realizzato nel diciottesimo secolo e restaurato l’anno scorso, il simulacro è opera dell’artista Vito Brudaglio di Andria (Bari) ed appartiene alla pia associazione “Misteri della Vallisa” di Bari. La statua si trova nella chiesa di San Gaetano in Bari. Esce con la processione del Venerdì Santo che si svolge ad anni alterni: pari. I portatori sono 16 ed appartengono alla pia associazione “Misteri della Vallisa” di Bari. 7-Maria Santissima della Pietà. La statua si trova nella chiesa del Purgatorio di Molfetta (Bari) ed appartiene all’arciconfraternita della Morte del Sacco Nero di Molfetta. La statua è in cartapesta eccetto il volto della Pietà che è in legno. E solo il volto della Pietà si deve all’artista Giulio Cozzoli. Anno di realizzazione il 1908, restauro nel 2008. Esce con la processione del Sabato Santo e i portatori sono quattro, appartenenti all’arciconfraternita della Morte del Sacco Nero di Molfetta, diocesi Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. 8-La Deposizione. È una statua in cartapesta realizzata nel 1947 dall’artista leccese Salvatore Sacquegna. È di proprietà della famiglia Martucci-Falagario, ubicazione il castello baronale Martucci, diocesi di Bari-Bitonto. Sorretta da sei portatori – amici e parenti della famiglia proprietaria del simulacro – esce con la processione dei Misteri del Venerdì Santo 9-Cristo Morto. La statua è in cartapesta, è stata realizzata tra il 1883 e il 1913 e si deve all’artista Achille De Lucrezi di Lecce. È di proprietà dell’arciconfraternita Santa Maria del Suffragio ubicata nella chiesa del Purgatorio di Bitonto, diocesi di Bari-Bitonto. Il simulacro, restaurato nel 2008, esce con la processione vespertina del Venerdì Santo: fedeli devoti, detti “statueri”, la portano a spalla e sono costituiti in due squadre da quattro componenti ciascuna 10-Vergine Addolorata. È una scultura lignea realizzata nel 1850 circa. L’autore è ignoto: scultore napoletano. Appartiene alla confraternita Maria Santissima Addolorata ed è collocata sull’altare maggiore della chiesa del Carmine di Noci (Bari) che appartiene alla diocesi di Conversano-Monopoli. La struttura della statua (manichino) è in legno. L’abito indossato dalla Madonna è in seta con ricamo in filo d’oro. Il simulacro viene esposto durante la Quaresima mentre la festa esterna, con relativa processione, si tiene la terza domenica di settembre.