Proseguono le attività di sensibilizzazione contro la violenza di genere a Grottaglie.
Ora è la volta della tanto attesa Mostra/installazione “Com’eri vestita” che sarà inaugurata domenica 24 marzo alle ore 18 nell’Antico Convento dei Cappuccini.
Un percorso emozionante attraverso diciassette storie di donne, narrate con gli abiti che indossavano quando sono state abusate. L’occasione giusta per riflettere sulla frequente e ingiusta colpevolizzazione della donna degli atti violenti di cui lei stessa è vittima, generando storture culturali e perpetrando un’ennesima violenza nei suoi confronti.
Dopo anni di rivendicazioni, cortei, lotte e diritti faticosamente acquisiti, infatti, ancora oggi, nel 2019, la donna è ancora considerata subalterna e quando si autodetermina, è libera e compie le sue scelte in ordine alle sue personali volontà e inclinazioni personali, professionali e sociali, inizia a far paura, irrita, fa parlare di sé e viene ostacolata, osteggiata, derisa, denigrata o, nel peggiore dei casi, aggredita, violentata, uccisa. E quando e se sopravvive, oltre al danno subisce anche la beffa: si sente dire “te la sei cercata!”, rendendola colpevole della stessa violenza di cui è vittima.
Nata nel 2013 per volere di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il Centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas, la mostra si è diffusa in Italia grazie al lavoro dell’Associazione Libere Sinergie che ne propone un adattamento al contesto socio culturale del nostro Paese.
Dopo un lungo peregrinare per tutta l’Italia, la mostra giunge quindi a Grottaglie, su iniziativa dell’associazione Alzaia Onlus, che gestisce il Centro Antiviolenza “Sostegno Donna” e dell’Ambito 6 TA con Grottaglie capofila e grazie al contributo di Rosy Paparella, consulente Centri Antiviolenza Sud Est Donne e già Garante dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Puglia.
All’inaugurazione saranno presenti: Angela Lacitignola, responsabile dei Centri AntiViolenza dell’associazione di promozione sociale “Sud Est Donne” e Sabina Sabatini e Teresa Tatullo, dell’Associazione “Alzaia Onlus”. Apporterà il suo prezioso contributo anche la dott.ssa Guarini, responsabile di Jonas Centro di Clinica Psicoanalitica di Bari fondato da Massimo Recalcati.
Psicoterapeuta, psicodrammatista didatta della Società Italiana di Psicodramma Analitico e psicoanalista, la dott.ssa Guarini, nell’incontro di inaugurazione della Mostra ci presenterà il suo ultimo libro “Un, due, tre, stella!”, storie di donne e di ordinaria violenza, un libro attraverso il quale si ricostruiscono cinque racconti, cinque storie di donne sottoposte a ordinaria violenza. Queste figure femminili non sono eroine bensì i volti che incontriamo ogni giorno nei luoghi comuni, spesso nate e cresciute in quelle che sono definite “buone famiglie”. Persone che si trascinano dietro il loro segreto. Ognuna con la sua storia, ognuna con il proprio dolore legato alle violenze, alle molestie ai maltrattamenti subiti dagli uomini.
La mostra/installazione, visibile ogni giorno, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, fino a domenica 31 marzo, sarà affiancata dal l’installazione delle SCARPETTE ROSSE IN CERAMICA, iniziativa lanciata dall’Associazione Italiana Città della Ceramica (AiCC), con il comune di Oristano come ideatore e capofila. Da alcuni anni la scarpa rossa identifica la campagna di lotta contro la violenza sulla donna e il femminicidio. Il progetto, testimonianza forte e creativa su un tema di altissimo valore umano e sociale, prevede la realizzazione da parte dei ceramisti di scarpe rosse d’artigianato artistico da collocare ed esporre all’aperto in contesti urbani più diversi. Il numero delle scarpette rosse in ceramica aumenta e ciò non può che significare una sensibilizzazione costante e profonda anche del tessuto produttivo del territorio.
Per la chiusura della serata del 24 marzo, alle ore 21, invece, il linguaggio cambia per parlare anche ai più giovani. Ecco perché è stata coinvolta Marzia Stano, al secolo Una, cantautrice socialmente impegnata, torinese di nascita e pugliese d’adozione che vive a Bologna, dove assieme a tre amiche e compagne di accademia di Belle Arti gestisce la factory Elastico faART, un collettivo di donne, artiste e musiciste in cui si sperimentano pratiche, linguaggi, residenze & “resistenze” artistiche di produzioni indipendenti.
Del suo ultimo lavoro, AcidaBasicaErotica, pubblicato lo scorso ottobre, che fonda le sue origini nella fluidità delle esperienze sessuali, nella lotta alla violenza di genere, nell’anti razzismo e nella critica sociale, fa parte un brano intenso, dal ritmo incalzante, con un video altrettanto interessante e d’impatto dal titolo “Marie”, la canzone dedicata a Marie Tritignant, vittima di femminicidio e picchiata a morte dal marito Bertrand Cantat, cantante del gruppo musicale Noir Dèsir, in una stanza d’albergo il 26 luglio 2003.
La musica e il suo potere comunicativo vengono posti al servizio di un messaggio sociale forte, all’interno di un evento che scardina pregiudizi e discolpa le donne dalle violenze subìte, perché la vittima non deve finire mai sotto processo.
Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti a tutti e tutte.
Inoltre, nelle sale del Convento che ospiterà la mostra, nel corso della settimana di esposizione delle “storie” di “Com’eri vestita?”, le operatrici dell’associazione Alzaia terranno dei laboratori sulla cultura di genere con studenti e studentesse di istituti di istruzione secondaria del territorio: se parlare di violenza è necessario, creare le condizioni perché si generino pratiche relazionali equilibrate e sane nelle nuove generazioni è indispensabile nell’ottica della prevenzione della violenza. E a tal proposito, grande sensibilità è stata dimostrata dai dirigenti scolastici e dai docenti coinvolti.
Un calendario di eventi molto fitto e che palesa il grande impegno di questa amministrazione nella sensibilizzazione della cittadinanza e nella condivisione di una cultura nonviolenta e rispettosa delle donne e delle differenze. Purtroppo il crudele aumento di episodi violenti, il ribaltamento di alcune sentenze per “colpe” che ricadono sulle vittime, la persistente difficoltà delle donne a raggiungere posizioni rilevanti nella sfera pubblica, professionale e sociale, sono la chiara dimostrazione che ancora molto ci sia da fare nelle scuole, nelle famiglie e in ogni contesto di vita sociale.
L’attenzione alla tematica punta alla promozione di una cultura delle differenze che non può che passare per la conoscenza e il rispetto dell’altro, in quanto persona e non come appartenente a una categoria”.