L’argomento immigrazione, nonostante sia ormai all’ordine del giorno e sulla bocca di tutti, è un tema molto controverso. I flussi migratori stessi sono molto diversi tra loro poiché legati a fattori economici, storici e politici differenti.
C’è chi fugge da guerre, chi da condizioni di miseria, chi da persecuzioni, chi da occupazioni. Nel Sahara occidentale da oltre 40 anni è in corso un conflitto a causa dell’occupazione illegale da parte del Marocco del territorio in cui nasce il popolo Saharawi, una tribù di nomadi che per secoli ha vissuto lì muovendosi liberamente attraverso il deserto alla ricerca di acqua e dei migliori pascoli. Tutto questo fino al 1885, anno in cui, con la Conferenza di Berlino, gli stati europei hanno suddiviso il territorio africano, creando dei nuovi confini e suddividendosi i territori. Ne deriva che coloro i quali un tempo erano stati nomadi liberi organizzati in gruppi tribali, improvvisamente furono intrappolati da barriere artificiali e sottomessi all’autorità coloniale. Intorno agli anni 70, quando finalmente l’Onu ha avviato delle politiche di decolonizzazione di quei territori e la Spagna (che all’epoca aveva le sue colonie proprio lì) cominciò a negoziare la loro indipendenza, il re del Marocco, Hassan II, rivendicò che questo territorio era sempre stato parte del Marocco, dando inizio alla sua occupazione. Parte della popolazione fuggì in Algeria, l’altra parte rimase imprigionata nel territorio occupato dal Marocco. Il 1991, apparentemente, costituisce l’anno della svolta per questa popolazione poiché viene approvato un piano di pace preparato dalle Nazioni Unite, con una condizione: la celebrazione di un referendum in cui i saharawi potessero decidere il futuro del Sahara Occidentale. Il governo marocchino indottrinò la popolazione dei coloni con lo scopo di far loro apprendere lingua, usi, costumi saharawi e farli passare come saharawi, includendoli così nel censimento degli aventi diritto al voto falsando di fatto il referendum. Ad oggi il Marocco non ha ancora permesso la celebrazione di un referendum concordato con le Nazioni Unite. Questo ha portato allo status quo: metà della popolazione aspetta una soluzione nei campi profughi in Algeria, mentre l’altra metà rimane sotto l’occupazione marocchina nel Sahara Occidentale. Il Sahara Occidentale è un territorio, quindi, in attesa di decolonizzazione. Un’intera popolazione, quindi, in attesa della propria libertà, libertà che dovrebbe essere un diritto per tutti, ma in casi come questo sembra essere solo un miraggio…Parleremo di questo nella splendida cornice del Castello Episcopio di Grottaglie e sarà insieme a noi l’associazione catalana “Una finestra al Món”,che dal 2009 si occupa delle problematiche del popolo Saharawi. Vi aspettiamo il 26 luglio 2017 alle ore 19.00 presso il Castello Episcopio di Grottaglie!