La storia di Statte in un periodo particolarmente difficile, quello dell’immediato secondo dopoguerra, raccontata attraverso le vicende di una famiglia del popolo, circostanze e vicissitudini personali che si intrecciano con gli avvenimenti che in quegli anni hanno segnato la storia di questa comunità.
È il film “Acquasèle”, scritto e diretto da Adeo Ostillio, una produzione autofinanziata della GAO Film, un autentico colossal le cui preparazione e riprese sono durate oltre tre anni.
L’iniziativa è stata presentata presso la Biblioteca Comunale “Mastromarino” di Statte, presenti l’autore e regista Adeo Ostillio, la giornalista Nicla Pastore e alcuni dei cittadini-attori stattesi che hanno recitato nel film; in rappresentanza del Comune di Statte sono intervenute il vicesindaco Mina Luccarelli e l’assessore alla Cultura Deborah Artuso.
La prima proiezione del film “Acquasèle” avverrà in una serata di gala che, presentata dalla giornalista Nicla Pastore, si terrà alle ore 20.30 di venerdì prossimo, 7 luglio, con ingresso libero e gratuito nella Biopiazza di Statte: tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.
La manifestazione si avvale del patrocinio della Regione Puglia, del Comune di Statte e dell’Unione dei Comuni di Statte Crispiano Massafra, nonché dell’adesione del Comitato provinciale UNICEF di Taranto.
Il film “Acquasèle” rappresenta un grande atto di amore verso la comunità “stattarole” (così si chiamano gli stattesi nel loro dialetto) di Adeo Ostillio, un medico che in passato si è dedicato con successo alla politica, è stato anche consigliere provinciale, ma che da diversi anni coltiva la passione della cinematografia.
Dopo alcune esperienze, soprattutto con docufilm sulla storia locale, con la sua GAO Film Adeo Ostillio si è cimentato nella realizzazione di questa pellicola, della durata di 91 minuti, di cui ha curato con competenza e professionalità tutti gli aspetti della produzione: dalla ricerca storica e documentale alla sceneggiatura, dall’allestimento scenico al casting, dalla regia al montaggio finale.
Nella produzione di “Acquasèle” sono state coinvolte, a vario titolo, circa 180 persone tra attori protagonisti, caratteristi, comparse, nonché tecnici e macchinisti.
Nel film hanno recitato attori non professionisti, cittadini alla loro prima esperienza cinematografica, tra l’altro gran parte dei dialoghi sono rigorosamente in vernacolo “stattarule”. Gli attori, inoltre, hanno indossato in gran parte autentici vestiti dell’epoca.
Per il casting dei bambini e dei giovani, in particolare, è risultata preziosa la collaborazione con l’Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”, in particolare la dirigente dottoressa Patrizia Nesi, nonché quella con l’I.T.I.S. “Amaldi”.
Impreziosisce il film una colonna sonora originale composta a più mani da Francesco Arces, Luigi Petraroli ed Emanuele De Vittorio; la registrazione delle musiche, effettuata presso il “Criptaliae Recording Studio” di Grottaglie, ha visto impegnati Mimmo Fornaro, Bruno Galeone, Carmine Fanigliulo, Emanuele De Vittorio, Tonino Palmisano, Francesco Arces e Ignazio Caleandro.
Il film “Acquasèle” rappresenta un grande affresco della vita di Statte tra il 1945 e il 1947, con alcuni flash-back in periodi precedenti; il tutto visto attraverso la vita quotidiana di una classica famiglia popolana dell’epoca, vicende che si intrecciano con quelle di altre famiglie e di personaggi famosi dell’epoca, nonché con importanti avvenimenti storici.
Il film si basa principalmente sulla rigorosa ricostruzione di tradizioni e fatti realmente accaduti, “documentati” da Adeo Ostillio mediante interviste agli anziani del paese, alcuni “lucidamente ultranovantenni”, nonché attraverso un meticoloso lavoro di ricerca in biblioteche, archivi ed emeroteche.
Grande attenzione è stata riposta nella fedele ricostruzione storica sia delle scene di vita comune, con usanze e oggetti oggi dimenticati, come il macinino o le lampade a petrolio, sia negli esterni “girati” a Statte, tra l’altro sono stati rappresentati avvenimenti storici, come la cerimonia di accensione del primo lampione della pubblica illuminazione nel 1931 o il bombardamento del 1940.
Parimenti sono stati oggetto di uno studio approfondito i costumi d’epoca indossati dagli attori, come la fedele ricostruzione di usanze e tradizioni andate perdute,
“Acquasèle” è il pane bagnato con pomodoro e sale, l’alimento povero che, in quel periodo di grande fame, spesso rappresentava la principale forma di sostentamento per molte famiglie del popolo.
Sono privazioni simili a quelle che oggi, purtroppo, patiscono i figli delle famiglie dei “nuovi poveri”, un connubio che ha portato alla collaborazione con il Comitato Provinciale dell’UNICEF che sarà presente alla serata di gala.
Lo scopo ultimo di “Acquasèle” è quello di lasciare alle generazioni future una testimonianza sulle tradizioni e sulla storia della comunità stattese, che altrimenti sarebbero andate perse, sviluppando quel senso di appartenenza che rappresenta il vero collante di una comunità.