La “miseria”, valore e insieme condanna. Per la decima stagione di Periferie, sabato 29 febbraio, alle ore 21 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, va in scena “De revolutionibus – sulla miseria del genere umano”,
dalle Operette morali di Giacomo Leopardi, di e con Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, scene e costumi Cinzia Muscolino, scenotecnica Pierino Botto, disegno luci Roberto Bonaventura, assistente alla regia Veronica Zito, produzione Carullo-Minasi / Federgat, spettacolo vincitore Teatri del Sacro 2015. Durata 60 minuti. Biglietto 15 euro, ridotto 12 euro. Info e prenotazioni a 099.4725780 – 366.3473430.
Lo spettacolo
Due attori comici con un carro di Tespi, in una partitura raffinata di gesti e parole, giocano i personaggi di due Operette morali di Leopardi – “Il Copernico” e “Galantuomo e Mondo” – per giungere ad amare e ironiche riflessioni sulla nullità del genere umano. Uno spettacolo sulla “miseria” intesa come valore e insieme condanna. Se ne “Il Copernico” l’uomo, ricollocato ai margini dell’universo, può sperare nell’arte poetica, dunque nel rivoluzionario mirare alla profondità della propria miseria, in “Galantuomo e Mondo” la rivoluzione procede al contrario e diventa involuzione, disegnando gli estremi d’un freddo quadro di miseria.
La prima “Operetta infelice e per questo morale” si ribalta lasciando il posto ad una “Operetta immorale e per questo felice”. Lo spettacolo è il trionfo del gioco teatrale povero, quello del saltimbanco il cui fine è sempre la “meraviglia”. Ma spenti i lumini e staccata la musica, emerge l’assassinio ormai universalmente compiuto della dignità umana, teatrino per i giochi di una natura “mondana”. Carullo e Minasi giocano con i mezzi del teatro e con lo spettatore, al quale si rivolgono apertamente. Qualsivoglia pretesa illusionistica è abolita: gli attori interagiscono con il pubblico e dialogano con le musiche. Infatti, il loro teatro è un artigianale teatro in azione. La compagnia siciliana supera ogni aspettativa con un apologo filosofico in un lavoro di grande semplicità formale nonostante un testo arcaico, straniero al teatro, come le Operette morali di Leopardi.
Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
Attori, autori e registi, in una parola teatranti nel senso pieno del termine. Il loro lavoro è come la fionda di Davide, piccolo ma capace di colpire, portando l’ironia e l’intelligenza, il cuore e la cultura all’assalto di un mondo-Golia, ormai incapace di guardare dentro se stesso. La levità dei toni dei loro dialoghi non nasconde mai la durezza di una realtà difficile da vivere. Dagli aspetti personali di “Due passi sono”, con cui nel 2011 è partito il loro pluripremiato cammino, a “Delirio bizzarro”, esempio di emarginazione e di autoemarginazione, passando attraverso Platone e Leopardi, hanno saputo sempre cogliere la poesia dell’esistenza, testimoni vittoriosi di un cambiamento sempre possibile. Per questo Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi – in connubio teatrale dal 2009 – ricevono il premio Adolfo Celi 2018, a distanza di un anno dal premio dell’ANCT (Associazione Nazionale Critici di Teatro).
Parliamone
Nel foyer, dopo lo spettacolo, la Compagnia incontra il pubblico. Il cartellone Periferie è realizzato con il sostegno dell’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia.