Le difficoltà nella diagnosi differenziale in epilessia saranno al centro del confronto che animerà il 2° Congresso della sezione apulo-lucana della Lega Italiana contro l’Epilessia (Lice).
L’evento scientifico che riunisce i principali esperti regionali e nazionali di epilettologia si svolgerà a Taranto il 9 novembre nella sala conferenze dell’ex Caserma Rossarol. Un’occasione importante di aggiornamento professionale e approfondimento, ma anche di confronto e scambio tra esperti del settore.
L’epilessia rappresenta la patologia neurologica cronica più comune dopo la cefalea. La Puglia e Basilicata contano ogni anno circa 2300 nuovi casi con un numero totale di persone attivamente affette di circa 32.000.
“Con questi numeri – dichiara Giovanni Boero, responsabile dell’ambulatorio di epilessia presso l’Ospedale SS. Annunziata di Taranto e coordinatore della sezione apulo-lucana della LICE – risulta evidente quanto la patologia epilettica costituisca un problema rilevante per la sanità regionale. Fortunatamente la maggior parte dei pazienti, più in particolare circa il 65%, – chiosa il coordinatore regionale – non presenta più crisi dopo una corretta terapia antiepilettica; la restante parte dei pazienti, circa il 35%, rimane invece non responsivo alle terapie assunte, continuando a presentare crisi epilettiche”.
Nell’agenda dei lavori del congresso tarantino presente anche un approfondimento dedicato all’uso della cannabis per la cura dell’epilessia.
“Proprio in relazione alla gestione delle epilessie farmacoresistenti negli ultimi mesi – spiega il dott. Boero – si sta parlando tanto di una nuova opzione farmacologica, più in particolare della cannabis, della quale attualmente gli studi scientifici pubblicati dimostrano l’efficacia solo in alcune forme di epilessia chiamate encefalopatie epilettiche, sindromi epilettiche rare che colpiscono i bambini, nelle quali il disturbo elettrico cerebrale, spesso causato da gravi lesioni, determina sia crisi epilettiche, sia disturbi cognitivi importanti; peraltro, i cannabinoidi che si sono dimostrati efficaci, non sono quelli disponibili nelle forme officinali attualmente disponibili nelle farmacie, ma sono contenuti in uno specifico farmaco, ancora non in commercio in Italia e che sarà probabilmente disponibile il prossimo anno”.
Oltre ai momenti dedicati alla discussione e al confronto non mancheranno i focus di approfondimento sullo stato dell’arte della ricerca. Nello specifico, negli ultimi anni gli studi si stanno focalizzando sulle cause dell’epilessia, poiché solo in una piccola parte dei pazienti è individuabile una lesione cerebrale responsabile della malattia. Nella maggior parte dei pazienti, invece, il cervello appare sano, nonostante le molteplici indagini strumentali a cui è sottoposto.
Il convegno è accreditato ai fini della formazione professionale e continua ed è rivolto a medici, infermieri e tecnici di neurofisiopatologia. Un’occasione di confronto culturale tra tutte le figure professionali che sul nostro territorio gestiscono quotidianamente la malattia epilettica. Perché l’epilessia non è solo una questione medica, come sottolinea il dott. Giovanni Boero. “La “lotta” all’epilessia è in pieno fermento e la medicina sta ricercando molteplici strategie per affrontarla nel modo migliore; ma questa lotta non si svolge solo su un piano prettamente medico ma anche sociale. L’epilessia è ancora oggetto di discriminazione e chi ne è affetto incontra problemi lavorativi, nell’ottenimento della patente di guida, o nel raggiungimento di una relazione affettiva stabile. Per questo motivo l’attività noi medici dovrebbe essere integrata con la collaborazione di altre figure professionali, come ad esempio gli psicologici, e delle stesse istituzioni. Da questo punto di vista la nostra regione non ha ancora recepito tale bisogno, a differenza di quanto avviene in altre realtà come la Lombardia o l’Emilia, nelle quali l’attività dell’epilettologo non si espleta in un semplice ambulatorio ospedaliero ma, in veri e propri Centri per l’Epilessia, organizzati in modo autonomo e complesso, integrando diverse figure professionale, e riuscendo a realizzare una vera ed efficace integrazione con il territorio. Tanto è stato fatto ma c’è ancora molto da fare ancora; l’epilettico oggi ha sicuramente più chance, rispetto al passato, di ottenere una buona cura e di vivere dignitosamente, ma purtroppo c’è ancora una parte di pazienti che, o per l’insuccesso delle terapie o per le preclusioni della società, ha una qualità di vita fortemente condizionata dalla malattia di cui è affetto.”